Dove sarebbero oggi Gesù e i Dodici a distribuire pane?

di Lidia e Battista Galvagno

PENSIERO PER DOMENICA – CORPUS DOMINI – 22 GIUGNO

Il Corpus Domini era una festa popolare, che segnava la vita di paesi e città. Non lo è più. Ma è inutile guardare indietro: sono cambiati i tempi o forse è calata la nostra capacità di creare aggregazione. Oggi è tempo di semina non di messi biondeggianti. Il “seme” è la parola di Dio: solo la Parola può spiegare l’Eucaristia e creare aggregazioni, facendo però sempre appello alla fede.

Dove sarebbero oggi Gesù e i Dodici a distribuire pane?
L’Ultima cena di Gesù con i suoi discepoli, da un Vangelo miniato siriaco risalente al XIII secolo.

In ascolto delle letture. Nel contesto di una guerra tribale (Genesi 14,18-20), c’è uno spiraglio di pace: l’incontro tra Abramo e Melchisedek. Questi si sottomette ad Abramo donandogli pane e vino. Anche in guerra sopravvivevano germi di umanità. Nella prima lettera ai Corinzi (11,23-26), Paolo già prima dei Vangeli racconta l’Ultima cena e l’istituzione dell’Eucaristia, accennando a un messaggio ricevuto a sua volta: forse l’ha ascoltato dagli apostoli che avevano partecipato alla Cena. Nel Vangelo ci viene proposta la versione lucana della moltiplicazione dei pani: miracolo raccontato da tutti gli evangelisti. Come gli altri, anche Luca (9,11-17) accentua la sollecitudine di Gesù per i bisogni delle folle, ma aggiunge quella provocazione: «Voi stessi date loro da mangiare». Da queste letture cogliamo due riflessioni.

Il cibo va distribuito. L’Eucaristia è dono di Gesù, ma, rispetto a quanto accaduto nel Cenacolo, a spezzare e distribuire il pane non è Gesù. Egli chiede l’aiuto dei discepoli. È grazie a loro che riesce a sfamare la folla. Oggi nel mondo non manca il cibo, ma la capacità di distribuirlo. I discepoli che distribuiscono il pane alla folla affamata richiamano le scene disperate di Gaza, con i bambini stremati che alzano i loro recipienti vuoti, perché qualcuno li riempia di cibo. Se Gesù vivesse oggi sarebbe tra quelli che distribuiscono il cibo: magari uno dei 2mila israeliani che hanno cercato di forzare il blocco per portare cibo a Gaza! Sono i “giusti”: se Israele sopravviverà sarà grazie a loro.

Gesù è rimasto tra noi: nell’Eucaristia! Abbiamo ascoltato nelle domeniche di Pasqua i discorsi di addio, abbiamo contemplato l’ascensione di Gesù, celebrato nella Pentecoste il dono dello Spirito. Ma se crediamo nel mistero eucaristico dobbiamo dire che Gesù non ci ha lasciati: è rimasto come cibo per la nostra vita. È rimasto per saziare la nostra fame: non solo di cibo, ma di senso e speranza. Le sue parole, «voi stessi date loro da mangiare» ci dicono che tocca a noi portare cibo, senso della vita e speranza in quelle stesse strade in cui portiamo processionalmente il Pane consacrato.

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